La Villa Matutia o Villa romana della Foce è una villa romana presente nel territorio del comune di Sanremo i cui scavi, iniziati nel 1936 dall’archeologo Nino Lamboglia, hanno portato alla luce il complesso delle terme. Si trova in riva al mare dietro al cimitero comunale della Foce, presso corso Matuzia all’altezza della chiesa di San Rocco.
Le varie campagne di scavi hanno portato alla luce diversi ambienti, che in base alle forme e alle dimensioni sono stati identificati come facenti parte di un complesso termale annesso ad una villa romana datata al II secolo dopo Cristo.
Planimetria dell’edificio in cui sono segnalate le funzionalità degli ambienti termali di Villa Matutia messi finora in luce, distinte per colori.
Dei resti della villa, rimangono solamente le fondamenta mentre è andata perduta l’originale pavimentazione, ambienti di servizio, depositi e una latrina.
L’area GIALLA era sostanzialmente destinata ad ingresso (Apodyterium) e a transito tra un ambiente e l’altro.
L’area evidenziata in ROSSO (Calidarium) era destinata alle vasche per i bagni caldi, in particolare l’area absidata in cui sono ancora ben visibili i condotti per l’aria calda che, sotto la pavimentazione, percorrevano tutto il complesso.
L’area evidenziata in AZZURRO era destinata alle saune (Laconicum).
La parte evidenziata in VIOLA, con un accesso autonomo, era probabilmente il locale di servizio in cui oltre a fungere da deposito c’era il “Testudo”, ovvero una lastra di metallo che opportunamente arroventata surriscaldava l’aria che manteneva calda l’acqua nelle altre stanze[4].
Il piccolo ambiente separato dall’intero complesso in BLU era l’accesso alla latrina.
I due complessi evidenziati in VERDE, probabilmente, erano luoghi di svago e di riposo.
Venerdì 19 luglio la villa romana della Foce apre al pubblico con visite guidate gratuite dalle ore 18 sino alle 21, grazie alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona e il Comune di Sanremo..
Alcuni mesi fa l’Erma di Bretschneider di Roma ha pubblicato un nuovo volume a cura di Luigi Gambaro, Marta Conventi, Maura Medri e Marina Lo Blundo che descrive nel dettaglio gli scavi, lo sviluppo del complesso e la sua storia, anche in epoca recente.